Il punk era nato nel 1976 in Inghilterra ed era l’espressione nichilista di una generazione cresciuta ai margini delle grandi città industriali, intossicata da dosi massicce di frustrazione, squallore urbanistico, mancanza di prospettive economiche, assenza di valori culturali. Benchè la primordiale espressione di quella musica originasse da band americane quali Stooges e Ramones, il punk fu ufficialmente incarnato in Inghilterra dai Sex Pistols, paradossalmente una operazione commerciale scaturita dalla mente del produttore Malcom McLaren.
Se in Italia ancora nessun gruppo poteva dirsi figlio di quel movimento, c’era però chi viaggiava su quelle lunghezze d’onda già da tempo, tanto da potersi sentire con buona ragione un antesignano. Negli Champagne Molotov ad esempio gli atteggiamenti dandy convivevano con una dirompente pulsione per la dissacrazione e la provocazione. Enrico rappresentava il braccio “Molotov” del gruppo insieme ai tre del “Trifoglio”, mentre Silvio era sicuramente il più “Champagne”, ma non scherzava pure lui: suonava con la tastiera avvolta in un drappo funebre, e portava al collo un pipistrello come cravattino. Inoltre lui ed Enrico possedevano un vero pitone con cui giravano per strada a shockare i passanti. Tuttavia in coincidenza con l’avvento del punk la componente “Molotov” prevalse, il gruppo prese il nome di “Decibel”, e a Silvio arrivò il messaggio da parte degli altri che il tastierista era di troppo in una formazione punk.
Sull’onda del clamore suscitato dal punk e anche grazie ad alcune trovate mediatiche di Enrico, i Decibel ottennero l’interessamento dei discografici che sfociò in un contratto con la Spaghetti Records, una casa discografica di Milano che si affidava per la distribuzione alla multinazionale RCA, con sede a Roma. I Decibel realizzarono così il loro primo album, chiamato “Punk” al Castello di Carimate sede dei mitici “Stone Castle Studios”, e in seguito si impegnarono nella sua promozione partecipando alle classiche manifestazioni dell’epoca (Cantagiro, ecc.), aprendo il concerto di star internazionali (Heart-breakers, XTC, Adam and the Ants) e tenendo qualche concerto come “main attraction”.
Ingiustamente “Punk” è stato un insuccesso sia di critica che di vendite: i critici lo affossarono ritenendolo una furbata commerciale (non aiutò il sotterfugio di far firmare tutti i brani ai Dik Dik dovuto al fatto che nessuno dei Decibel era ancora iscritto alla SIAE). Il pubblico invece non trovò il disco nei negozi, problema che avrebbe poi caratterizzato tutta la distribuzione “made in Roma” della band. Forse consola il fatto che il disco è oggi un introvabile oggetto di culto per i collezionisti.
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